domenica 2 agosto 2009

Little Far West

Santo Stefano Ticino. Piccolo paese della Provincia di Milano, forse uno dei più piccoli. Niente di meglio per crescere: esci dalla porta di casa a piedi o in bici, cammini per strada a tutte le ore del giorno e della notte, non ti preoccupi di togliere l'autoradio dell'auto, conosci tutti per nome, li saluti per strada e, tempo permettendo, passi volentieri la giornata a chiacchierare. E' un paese che coccola, che protegge, ma anche che espone, perchè si sa che le piccole comunità vivono e sono unite, come lessi in un illuminante manuale di psicologia sociale qualche anno fa ("L'elefante invisibile"), dal pettegolezzo e dal ravvivare continuamente la conoscenza reciproca dei fatti altrui, poco importa se veri o totalmente inventati.
Peccato che, a rompere la routine del soppesamento continuo tra i vantaggi e gli svantaggi di essere conosciuti dalla tua comunità, ogni tanto succedono cose che vanno oltre. Sempre più spesso, per la verità. Un anno e mezzo fa una rapina in villa con calci e pugni, poi è stata la volta dell'egiziano ucciso da qualche giorno e nascosto in un angolo di un appartamento, adesso è il trafficante di armi arrestato rocambolescamente in un sonnolento pomeriggio con tanto di colpi di pistola sparati in aria.
Eppure no, non si tratta di un paese che perde la personalità. Non si tratta di una comunità che si trasforma in periferia americana, con villette uguali, spazi uguali, e cittadini alienati. I cittadini sono sempre gli stessi, con la stessa voglia di uscire, incontrarsi, divertirsi e comunicare. Magari un po' afflitti dalla cassa integrazione, dalla disoccupazione, o dai ritmi a tratti frenetici. Fa perciò maggiormente pensare questo lento insinuamento della cronaca, quella nera, in un tessuto di ben altro colore.

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