domenica 23 agosto 2009

Meglio sole?

Noi 4, ex colleghe, sparse per la città. Organizziamo, ci diamo appuntamento, incastriamo turni e impegni e alla fine ce la facciamo. Ognuna di noi esce trafelata da lavoro, salta in macchina o in sella al motorino, parcheggia artisticamente in uno dei microscopici buchi sul Naviglio e corre verso la pizzeria designata. Arriva l'ultima, siamo vicine all'entrata, e inizia un fitto cicaleccio neanche troppo discreto, accelerato, sovrapposto, pieno di risate. Occhi vivi, autentico affetto: ci lega il lavoro, ci tramandiamo i libri per l'esame di Stato e questa volta il malloppo passa a Claudia, che lo preparerà in mezzo alle mille cose che fa contemporaneamente. Arriva la pizza ma non smettiamo un minuto di parlare, anche se non basterà questa sera per esaurire tutto ciò che abbiamo da dirci.
Dietro di noi, proprio di fronte a me, una ragazza ci guarda. Anche lei arriva dall'ufficio, è bella, ha un vestito elegante, un'acconciatura sofisticata. Aspetta un po' a ordinare, ma dopo un'ennesima controllata al cellulare e la lettura di un messaggio di chi non arriverà cede. Ci ascolta, riusciamo a strappare a tratto il suo spesso velo di delusione e a farla sorridere brevemente. La guardo e più volte sono sul punto di invitarla a sedere con noi. Ma non lo faccio. Resta lì. Finchè siamo noi a sciamare fuori, e ognuna torna a casa con un piccolo tesoro nel cuore. Che sarebbe stato ben diviso anche per 5.

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