mercoledì 9 febbraio 2022

Come Mou a San Siro

Se penso a quante lacrime ho pianto in questi anni, non saprei nemmeno quantificarle.
Per tutte le colpe che mi sono data, per averti perso.
Per tutte le risposte che ho cercato.

Ci siamo incontrati nel momento più bello della nostra vita e abbiamo percorso anni tenendoci per mano. Quelle mani che, se chiudo gli occhi, ancora so immaginare con estrema esattezza. Quell'abbraccio in cui stavo così comoda, così avvolta. E quegli occhi che guardavo, guardata e vista, così drittamente. Così profondamente.

Poi tutto è finito, quando è finito davvero. Quando questa casa ha preso vita e la mia, di vita, ha squadernato improvvisamente su una nuova pagina, perdendo il segno su molte cose. La bellezza e la crudeltà del momento mi hanno fatto percorrere chilometri di strada tra casa e i lavori che sono arrivati cantando e piangendo, consumando cd che parlavano di me e per me di quel cambiamento, di quel dolore, di quella inaccettabile scelta, che fu anche mia, che fu condivisa. Voluta e respinta, giusta e sbagliata insieme.

C'è stato un dolore quotidiano fatto di luoghi schivati per sempre, amicizie immeritatamente troncate, liti collaterali senza senso. C'è stato il mio cuore rotto in mille pezzi che non ha trovato unità, ma solo frammenti di sentimento per molto tempo. Surrogati scambiati per prove generali di un evento che non si è mai realizzato, come sapevo, in fondo. Di comparse mai trasformate in attori, di metà ridotte a frazioni, usati e che hanno usato. E anche quando il vento ha portato a girare nuovamente le pagine di quel quaderno, violentemente, è finita male. Si è scomodata persino la morte: non potevo avere una riposta. E non la volevo nemmeno, avevo persino paura di chiedere. Sapevo che non mi sarebbe piaciuta.

E poi ci sono stati anni di fatica vera in cui sei sparito dal mio orizzonte, a parte qualche sporadica occasione, anni che solo la pandemia ha riscattato. E quel turbinio di pagine l'ho fermato io con la mano aperta, e invece di affidarmi al vento ho lasciato che questo soffiasse fuori da me. Non so se è stata magia, ma da quando quel cuore in balia della tempesta è comparso tatuato sulla mia pelle, tutto il nero che avevo dentro si è depositato sul fianco, immobile. Manca sempre una scritta, vicino a quel cuore, che è anche il titolo di una canzone che ascoltavamo insieme. E un giorno, ad un matrimonio, quella canzone è tornata e ho pianto le ultime lacrime. Tante, ma definitive.

Oggi non sento più dolore, finalmente. C'è voluta una giravolta lunghissima, ma è così, non so perchè, non so se è giusto o no, non so nemmeno cosa è giusto, tutto sommato. Mi restano tutte le cose belle, che sono anche mie, che attenuano tutte le colpe che mi sono inflitta. Il conoscerti e non conoscerti più insieme. Le mani e gli abbracci. E quegli occhi che mi vedono, e che vedo. Mi resta quella certezza che, in questo mondo che spesso fatico a riconoscere, c'è qualcuno che sa chi sono, anche quando nemmeno io ne sono così certa. Anche quando continuo a nascondermi. A partire, tornare e ripartire ancora. E, in definitiva, se gli anni passano, siamo e non siamo più gli stessi.

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