domenica 18 ottobre 2020

Libera nos a Buongiornissimo

 Mamma, hai visto la foto che ti ho mandato?
"No, scusa, stamattina mi sono arrivati un sacco di uazzap e mi sono persa il tuo, non li ho nemmeno aperti tutti". 

Il copione si ripete, identico, ogni giorno. 
Il complemento oggetto della mia frase varia da foto a comunicazione, frivola ma anche importante. Un appuntamento, qualcosa che non si può dire in una chiamata in orari di lavoro, ma che si può guardare in un momento di pausa. Il complemento oggetto riguarda quello che dovrebbe contenere, di norma, un messaggio.

Il problema non è più un'incapacità a gestire il cellulare: anche i nostri genitori hanno imparato tutto bene. Ora lo cambiano, anche, senza pensare che quelle funzioni non le ritroveranno più nel modello successivo, risparmiandoci inutili e spassosissime scene di panico. Imparando loro stesso dai nipoti. In questo caso il mio, Federico, non ha nemmeno compiuto due anni e sa guidare nonna e nonno meglio di qualsiasi altro insegnante iroso (io e mia sorella). 

Il problema, sempre più grande, è l'enorme quantità di messaggi che ogni singolo giorno, con picchi altissimi nelle feste comandate, le ricorrenze, le feste e gli onomastici, invadono il tranquillo e inconsapevole medium genitoriale: tutti fatti di immagini di buongiorno, buon pranzo, buona digestione, buon pomeriggio, buona sera, sogni belli, a domani. Ti penso, un angelo per te, una preghiera e tutti i santi vi furono graditi, baci abbracci carezze caste, orsacchiotti pulcini leprotti. Animazioni di emozioni. 

Tutto però senza alcuno sentimento. 
Perchè il carico di affetto è solo effetto di scena. Un'enorme onda di distrazione che non è legata a nessun pensiero reale, se non la copia di mille riassunti, incollati senza nemmeno guadare cosa si sta inviando, senza orario, a dispetto di tutte le regole di buon comportamento. Una valanga di apparenza posticcia come il colorante dello zucchero filato, con lo stesso indice indigesto, se ingoiato nella stessa quantità industriale.

Ciao, ti penso, ti mando un bacio. E' davvero così complicato digitare pochi tasti sulla tastiera? 
O chiamare, in serata, anche solo per un saluto? Quanta carta da lettere impallidirebbe al solo pensiero di questa invasione di ultracorpi! 
Che fare, senza urtare la bulimia dell'inoltra? 

Ciao, ti ringrazio per questo pensiero animato. Ma preferisco un messaggio tuo, anche un semplice ciao, quando hai voglia di farmi un saluto. Lasciami un messaggio solo quando lo senti davvero, o chiamami! Non ti offendere, ma ho bisogno di riavere questo servizio...a mio servizio!   
Sinceramente, vediamoci per un caffè. E senza avatar.

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