mercoledì 8 aprile 2020

L'ultimo saluto rimandato

Il cimitero è adagiato su una collina, abbastanza in alto rispetto alle sponde del lago.
A fianco, il greto di un ruscello, con una lunga pista per camminare e correre e andare in bici, un parchetto e un parcheggio. Più lontano ad abbracciare e accompagnare il dolce pendio della collina, la strada, un'ampia curva avvolgente, che collega la parte alta con la parte bassa della città.

Non passa nessuno, sulla strada. Non corre nessuno, sulla pista ciclabile. Non gioca nessuno, al parchetto. Nessuna auto entra ed esce dal parcheggio. Il canto degli uccelli è amplificato, il verde delle colline intorno sembra più intenso, nell'aria tersa di questi giorni. Il lago scintilla lì, di lato, in fondo.

Ma ogni quarto d'ora un mezzo entra al cimitero per portare un'urna. Cenere alla cenere, senza più possibilità di scegliere il tipo di sepoltura: è il forno crematorio il grande protagonista di questa processione continua di trasporto e deposito. Polvere alla polvere, senza alcun seguito. Solo l'impresario delle pompe funebri che deposita l'urna in uno spazio apposito, là dove si celebrava l'ultimo saluto prima della tumulazione, e schiaccia un bottone.

Un bottone, per tre preghiere che risuonano sul fianco della dolce collina che sorveglia il lago, lì in fondo, nell'angolo, che scintilla. Ave Maria, Padre Nostro, L'Eterno Riposo.Tre preghiere che attraversano il parchetto, riempiono il parchetto e scorrono sulla pista e sul ruscello che gorgoglia piano, che le ripete sottovoce, unico mormorio che può accompagnare questa piccola, ma meccanica, operazione di compassione, cui è tolta la parte fondamentale, la componente umana. Una gentilezza dovuta ma che non conforta nessuno.

Quando il disco finisce, il mezzo riparte per tornare presto con una nuova urna, e con un bottone schiacciato nuovamente. E così, per giorni e giorni. Le urne si accumulano e prendono posto ordinato nello spazio allestito. Quando si potrà, verranno accompagnate nelle loro definitive collocazioni con una benedizione, e con un saluto che oggi non c'è. Con un lutto rimandato che non permette di elaborare, ancora, la perdita, così dolorosa e così solitaria.

Per il momento, solo il canto della natura può accompagnare questa cerimonia cui è stata tolta la voce, cui manca l'audio. Solo la Natura china il capo e raccoglie l'eco della perdita.

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