lunedì 13 gennaio 2020

Le giuste raccomandazioni

Stamattina la nonna Rosa è tornata in Calabria.
Si è alzata intorno alle 5 e ha preso un volo tre ore dopo.
Stavolta, anche per il ritorno, è stata accompagnata dalla zia. A 86 anni, visto che era passato qualche tempo dall'ultimo volo, abbiamo preferito così. Senza accompagnatore, ma con figlia. Non che ce ne fosse bisogno; non che, nel frattempo, fossero nate necessità differenti da prima. Sempre Rosa d'Acciaio è.

Sono stata brava, mi ha detto ieri sera, a cena. Sono rimasta un mese intero, questa volta.
Ha ragione: nei viaggi precedenti la smania di tornare a casa e alle sue mille attività si era manifestata molto prima e aveva sempre reso più breve la permanenza. Ma ora l'orto non c'è più: dopo una vita intera nell'agricoltura e un impegno a coltivare la terra anche dopo, da qualche anno non infila più gli stivali per farsi chilometri in vallata e poi aspettare l'altra zia, o i nipoti, carica di borse.

Sei stata brava, le ho risposto. Ma potevi aspettare almeno fino a fine Gennaio per tornare nel tuo appartamento al terzo piano senza ascensore. E senza riscaldamento. Perchè non lo ha mai avuto, non per altro. Ha una cosiddetta cucina economica in sala, sul cui piano in ghisa può anche cucinare; niente caloriferi nelle altre stanze. E quindi sì, stavolta potevi rimanere e lasciar trascorrere questo mese qui, perchè il clima è cambiato e le gelate arrivano anche lì, a 450 metri sul livello del mare. Mi ha guardato un po' di traverso: forse, ho pensato, meglio non esagerare...

Mi raccomando, sii forte. Mi ha detto questo, quando l'ho salutata. A lei è difficile spiegare come vivo io, da sola, a quarant'anni, con ancora molti cerchi di fuoco da attraversare. Eppure no. Lo penso io, perchè lei sa esattamente cosa dire e che gesti fare. A me, la nipote più grande di tutti, ma anche a tutti gli altri. E mi ritrovo sempre a pensare che il calibro adottato nei confronti degli altri avrebbe bisogno di una sistematina.

Poche parole, da una donna che ha attraversato i decenni crescendo in un'epoca in cui si parla poco e si usa un doppio registro, quello imposto dal suo mondo, dalla sua condizione di bracciante agricola, da donna del Sud e madre di sei figli, e quello che effettivamente si fa, veicolando nel modo giusto le decisioni. Molte lette e molte scritte, dagli incarti dei giornali, i libri, le riviste, e quel diario della sua vita che ancora non ho letto, ma so che c'è. Di quella scrittura imparata da bambina e utilizzata immutata sempre allo stesso modo, quel misto di Italiano e dialetto (ATTENZIONE! PERICOLO DI MORTE, CERASI POMPIATI; così recitava molti anni fa un cartello appeso al ciliegio vicino alla casetta dell'orto, in Calabria, perchè aveva passato il disinfestante. Non era epoca di smartphone, non è stato mai fotografato), usata anche questo Natale per il mio biglietto di auguri. A me. La nipote particolare.

Va bene, nonna. Sono forte. Sarò forte.

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