domenica 12 maggio 2019

Delle città e delle Immensità

Non diresti mai quante persone lavorano in un luogo, finchè non le vedi tutte riunite.
Il motivo è semplice: non si lavora mai contemporaneamente e tutti in un luogo. Ci sono i turni, ci sono le trasferte, ci sono ruoli che portano lontani, ci sono riposi da rispettare, c'è lo smartworking.
Non lo diresti di moltissimi posti; mi verrebbe da scrivere in tutte le mie esperienze; certamente quasi in tutte, certamente in tutte quelle più importanti per me.

Non è semplice radunare i gruppi di lavoro, nemmeno quando è l'azienda a organizzarlo. Si scelgono delle date, si decide cosa fare, si verificano le disponibilità, si manda comunicazione a tutti. C'è un bel lavoro anche su questo: lo sa bene la Patty che ha appena organizzato per la sua azienda un convegno a Budapest, con tanto di turistic team building; due anni fa ho vissuto anche io una bellissima esperienza in barca a vela. Eppure manca sempre qualcosa, o qualcuno. Quanto poi si diventa ex colleghi tutto potrebbe complicarsi.

Potrebbe. Finchè non ci si prova. Finchè non arriva un messaggio e nel giro di pochi giorni si trova un giorno e un luogo, e il dove non ha importanza, perchè basta stare insieme.
Basta arrivare all'appuntamento e andarsi incontro, abbracciarsi, baciarsi e guardarsi negli occhi. Guardarsi per cancellare quello che non serve: i quattro anni che sono passati, come una camicetta troppo stropicciata perchè indossata ormai da molte ore. Si cancella anche il dolore di averlo perso, quel luogo che invece aveva un'importanza fondamentale, quel dolore che si è tramutato in questo legame che non finirà mai con queste persone, tutte diverse e con strade diverse e con obiettivi diversi; un dolore che prima applicavo a tutto l'orizzonte e poi ho ridimensionato fino a chiuderlo in una piccola, piccola scatola che ho dimenticato di avere, è lì in qualche luogo del cervello, ma non ha importanza. Quando smetti di addolorarti per quello che manca, ti accorgi di tutto quello che c'è.

Guardarsi, e capire quanto è stato importante farlo, quel gruppo. Allora non me ne sono resa conto, almeno, non con quella intensità. Ma venerdì trovarsi è stato un regalo grandissimo. Certo, non eravamo tutti; qualcuno non è arrivato, qualcuno non può farlo mai più, ma il pensiero ci ha abbracciato lo stesso. Il regalo è stato grandissimo perchè questo gruppo ha travalicato i confini professionali (altissimi) e ha tenuto aperte altre scatole, più grandi, stavolta nel cuore. Il regalo è quello di aver avuto la fortuna di incontrarli, tutti. Davvero tutti.

La fortuna è che mi era già successo, tra l'università e il periodo immediatamente successivo. Ma questo gruppo, adulto, eterogeneo, complicato, disarmonico e in altri momenti non così unito, insegna in un altro momento della vita l'importanza dell'incontro e del ricordo, della forza che scaturisce anche dai grandi dolori.
Negli ultimi quattro anni ho costruito altre cose; ho incontrato moltissime persone e forse, un giorno e con un po' di quella fortuna, alcune di queste saranno importanti al di fuori dei luoghi e al di fuori del tempo. Solo così la fatica, o i dolori piccoli e grandi che siano, possono avere un senso. Solo così i luoghi potranno essere anche importanti.
Solo così l'anima si riaccorda.

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