lunedì 1 aprile 2019

Piccole guerre di genere

Quando inizio un nuovo progetto in una nuova città, mi affido a quel sesto senso che spesso lasciamo da parte e, pur senza volerlo, senza troppo meccanicamente registrarlo, faccio la somma delle sensazioni.

Quando ho iniziato a frequentare Trento è stato così. Mi sono dedicata per più di un anno solo ed esclusivamente all'aspetto tecnico del lavoro da svolgere. La priorità era incentrata sulla modalità del servizio. E, nonostante questo, le prime difficoltà sono arrivate dal fatto che io sia una donna, e le mie osservazioni a qualche maschio alfa non sono state gradite.
Che fare? Nulla, basta sedersi e aspettare. E continuare a lavorare con un gruppo di persone all'interno di un palazzetto pieno di aperture, su tre piani tutti comunicanti, senza settori separati.
E formare un coordinatore e una coordinatrice. E questo post è dedicato a Chiara.

Chiara è di Ferrara, ma studia a Trento e abita in pieno centro, in condivisione. Il suo accento è un mix meraviglioso di suoni morbidi e ha un numero di anni meno di me imbarazzante. Ha occhi grandi e ha sempre un sottile gusto nel vestire, seppur di nero, seppur abiti adatti ad un lavoro di stewarding, seppur dovendo camminare molto. E ha una capacità di organizzare quaranta persone unica. Non urla mai, anche quando ha a che fare con tifosi molesti, ubriachi, offensivi. Quando le chiedono: chi sai tu?, voglio parlare con il responsabile!, risponde con calma che la responsabile è lei. Perchè è vero: è la mia coordinatrice e solo Gabriele, il suo pari, svolge come lei questo lavoro. Ma, a differenza di Gabriele, deve subire una serie di piccole dimostrazioni di maleducazioni, battute, trattamenti differenti, solo in quanto Chiara. Anche nella civilissima e fantastica Trento.

Ma anche lei ha imparato ad aspettare. Un lavoro si costruisce con il tempo, con gli eventi che si affastellano partita dopo partita, stagione dopo stagione. Prima crollano quelli che pensano: che ci vuole a fare il coordinatore? Poi quelli che dicono: perchè lei e non io? Poi persino quelli che sospettano un privilegio (anche se in questo caso no, non me l'ha data). Resistono solo i maschilisti veri, purtroppo. O gli occasionali misuratori di peni, quelli che devono entrare senza biglietto o passare per forza dove non si può o ignorare una norma del palazzetto solo perchè sono loro, splendidi Italiani privi di regole. Che non ammettono errore, mascherandolo dietro l'insulto del momento.

Sedersi e aspettare costa molta fatica. Il mio fegato lo sa benissimo, ma ogni volta che posso cerco di dare a Chiara un'altra prospettiva, che ridimensiona tutto,la restituisce nella giusta prospettiva. Io ho urlato e picchiato i piedi e ingoiato bile moltissime volte e sospetto di farlo ancora per molto.
Ma poi guardo Chiara, e Gabriele, e penso che sia una fatica ampiamente ripagata.
Mi piace pensare di condurre una piccola battaglia in un piccolissimo pezzetto di mondo e vincerla, insieme a questa generazione di venticinquenni decisamente più forti di me.

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