venerdì 10 marzo 2017

Siamo Così

Ieri sera sono andata alla presentazione dell'ultimo libro di Lucia.

Sono grata a questo tempo di primavera, perchè è questa aria che voglio tornare a respirare, fresca fresca, sulle guance, che ti spinge a camminare. Sono grata alla strada in centro ma fuori dal traffico, tra via Lanzone e le traverse di via Torino, vicino all'Università che, quando frequentavo, non ho apprezzato fino in fondo. Chissà perchè non apprezzi mai i tesori della tua vita quando li hai, e ne comprendi il vero significato dopo, quando sono passati; me lo sono chiesto guardando quelle facce di studenti e professori che uscivano dal passaggio Gnomo. Come tutte le cose bellissime che questa vita senza problemi ci ha dato, grazie alle nostre scelte e a quelle dei nostri genitori, ieri ho provato una malinconia leggermente amara, ma buonissima, come una ale.

Sono arrivata a Palazzo Durini, dove lo scorso anno io e quello che pensavo essere la mia persona abbiamo iniziato, una domenica più calda di ora, il nostro bellissimo giro tra i palazzi milanesi. Per fortuna c'erano Lucia, Mariangela, Giusy, Silvia, Beatrice. E Daniela. Che mi ha chiamato tante volte in questi giorni, anche se aveva il numero errato. Dolcezza vera, sorriso vero, preoccupazione vera.

Poi è stata la volta di Lucia. Che da molto tempo scava sul significato delle parole, come cambiano nella vita di una donna che cresce. Perchè le donne crescono, fanno tesoro senza mai regredire. Da molto tempo si è ripresa la sua dimensione di persona, dopo gli affanni dei vent'anni e forse anche oltre. Se l'è ripresa con tanta allegria, con tantissima ironia, con un disincanto positivo.

Quindi, oltre alla primavera, sono grata anche a lei. Perchè ieri avrei voluto essere parte della tappezzeria, e invece, con un colpo di teatro e ad una numerosissima platea, Lucia mi ha coinvolto, ancora una volta. Ma soprattutto, questo libro dalla copertina decisamente pink e dalle ironiche spiegazioni che la fanno ancora arrossire di fronte alla mamma, insegna a me che la rabbia non serve.

Sono andata via con un biglietto da visita della donna che, anni fa, ha pubblicato su un settimanale un mio articolo, che non mi vedeva da molto e vuole incontrarmi ancora. E con Lucia, Daniela, Beatrice, Mariangela, Silvia, Giusy (che è diventata zia, ma questa è una storia tutta da raccontare) presenti.
Quelle vie, nella dolcezza della sera, senza più uno studente, me lo hanno confermato: Siamo Così.
Non poteva esserci un titolo più bello.

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