mercoledì 2 gennaio 2013

Il nome della Rosa

Nonna Rosa è qui per le feste.
E' arrivata in aereo accompagnata da un baldo giovane che l'ha scortata in carrozzella fino alla porta scorrevole degli arrivi, si è alzata, si è sistemata la borsetta sul braccio e via, a casa della zia.
Io e la Manu l'abbiamo vista due sere dopo, alla vigilia di Natale. Siamo arrivate a Fara Novarese per la cena (per cui è stato cucinato il Mar Adriatico) e dopo i saluti l'abbiamo cercata, ma non c'era, nel salone. Era nell'appartamento di fianco, quello di Pietro e Titina, i genitori dello zio, a friggere. L'iron grandma era immersa in una nuvola di fumo davanti ad una padella alta con 4 dita di olio bollente a far cader dentro, a goccia, cucchiaiate di pastella con o senza acciughe. Poi si è cambiata il maglione, un'aggiustatina alla piega, la cena e la messa. Prega anche per me, le ho detto. E lei si è messa a ridere.
Non senza aver fatto ridere tutti noi, prima. Raccontandoci del suo ultimo spasimante (che nel frattempo è morto, ha detto in una pausa seria) che l'ha fermata in piazza, mentre lei tornava a casa dopo la spesa, per dirle di averla sognata, quella notte, e per chiederle se voleva andare a casa sua. Non ci pensate nemmeno, ha risposto lei subito, divincolandosi dall'anziano signore che ha pure tentato di baciarla. Non ci provate più, ha minacciato, girando per qualche tempo alla larga dalla zona, fino a che sono arrivate le scuse del focoso spasimante. Che forza: a 80 anni ci racconta, facendoci sbellicare fino alle lacrime, di pulsioni e desideri che non hanno età. Con una freschezza meravigliosa. Degna del suo nome

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