venerdì 7 dicembre 2012

Ricominciamo

IL. O meglio, Castiglioni-Mariotti. Il Vocabolario di Latino per antonomasia.
Che ovviamente non avevo, perchè quell'estate, prima di iniziare il liceo, si comprò un dizionario in una festa di paese. In una di quelle feste estive in cittadine di mare, con lunghe vie della parte bassa di Palmi piene di bancarelle e invase da fiumi di gente che ride e che chiacchiera, vie geometriche intorno ad una piazza grande anzi enorme, dai concerti sempre bellissimi visti puntualmente dallo stesso angolo, il "nostro", in cui ci si trovata coi parenti e con gli amici senza bisogno di 200 chiamate al cellulare.
Un po' strano, forse, acquistare un dizionario, che devo aver consultato poi migliaia di volte, lì e in quel momento. Sottoposto poi allo scrupoloso esame della mia bassissima professoressa, superato con una smorfia da inferiorità. Perchè IL è IL, insomma, anche se (o anche perchè) costava sei volte di più. Diciamo che la presi come una sfida: il mio vocabolario, con la sua copertina rossa e le pagine più gialle, forse fatte di carta riciclata, sarebbe andato benissimo. Avrebbe assolto lo stesso identico compito del suo aristocratico fratello maggiore. E il tempo mi ha dato ragione. 
Questa notte pensavo a lui. Pensavo al significato della parola "viaggio", in una vita che sembra portarmi sempre nel punto di partenza. In una vita che provo a raccogliere, ma è come se affondassi le mani nella sabbia asciutta e questa sfugga, tra le dita, per tornare là dove l'avevo raccolta. In una vita che provo ad afferrare, ma è come se provassi a stringere acqua, che mi lascia solo la sua traccia bagnata. In una vita che non mi restituisce nessuna sostanza, che mi costringe a cercarla un'altra volta altrove, dopo due anni e mezzo là dove pensavo di trovarla sul serio, fuor di metafora.
Pensavo alla parola "viaggio" e desideravo di aver il mio dizionario a portata di mano. Avanti e indietro e poi con il dito fino alla parola tradotta, agli esempi, alla base di quella lingua che spiega chi siamo così chiaramente, che giunge così scientificamente alla nostra radice culturale, arricchita di quelle particolarità di sedimenti ancora più antichi che hanno resistito che ci portano ancora più nel profondo. Per capire che cosa mi ha portato di buono e di cattivo, per capire cosa posso migliorare e che errori non rifarò, per capire come affrontare quello che verrà.
Ma non è vero che torno sempre nel punto di partenza. Ho trovato della ricchezza (non in pecunia, non scherziamo) tutta a livello umano. Ho trovato delle persone, persone che porterò con me, nel prossimo viaggio. Forse è questo l'errore: sul lavoro l'affetto non serve, in fondo.
Ma se così fosse, sono ben felice di essere una splendida particolarità, che resiste alla scientifica distruzione dei sogni.

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