venerdì 15 giugno 2012

Io e Luigia

Abito in un complesso residenziale formato da due palazzine. Tre piani massimo, tre scale. Poco meno di trenta appartamenti di varie metrature. Famiglie, giovani coppie (Giuseppe è appena nato e c'è un bel fiocco azzurro sul cancelletto d'ingresso) un paio di single e due zitelle, io e Luigia. Io sono sempre guardata con un po' di sospetto (ma questa è un'altra storia), Luigia ha 83 anni e a dir la verità non abita sola, ma con la sua beagle. Che la tiene in allenamento a orari ben precisi, dalle 6 del mattino - l'ora della prima passeggiata - a mezzanotte, quando si compie l'ultima. Neve, freddo, pioggia e niente altro impediscono che questo allenamento quotidiano si compia.
Luigia ha le ossa rotte. Non è un eufemismo. Cammina con una stampella, ha due vertebre fratturate e porta un busto addominale, ha la cuffia della spalla lesionata. Il suo medico di base le ha gentilmente concesso una radiografia nel 2003, poi basta. Cosa pretende, la vecchia? Forse di voler spendere i soldi della sanità pubblica per sè? Non scherziamo nemmeno. Anzi, quasi quasi non le faccio nemmeno il libretto dell'esenzione. E così è stato.
Quest'inverno Luigia ha avuto la febbre per più di un mese. Ha deciso quindi di chiedere aiuto al medico del reparto geriatrico che l'ha brevemente seguita, in quel mese difficile. Il medico non l'ha visitata, ma le ha fornito una lista di farmaci da prendere in caso di dolore. Una soluzione facile e veloce.
Alla fine di quel periodo di malattia Luigia ha preso un appuntamento a Milano, in una clinica privata zona Tribunale. Il dottore le ha detto che dovrebbe usare due stampelle e cambiare il busto con uno più alto, che contenga anche il torace. E che dovrebbe fare terapia in acqua, ma che le strutture che servono a lei sono lì, a Milano.
Lei mi ha raccontato tutto questo un pomeriggio della scorsa settimana, in giardino, sull'imbrunire. Ha scosso la testa e i capelli bianchi graziosamente acconciati e mi ha spiegato che non può uscire a passeggiare con la sua cagnolina e due stampelle. E che un altro busto le causerebbe più problemi che benefici, perchè è curva sulla sua schiena ormai da anni. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto che non vuole imbottirsi di medicine a base di morfina. Mi ha chiesto perchè, per un certo tipo di società, sarebbe meglio che morisse.
Lei ha 83 anni e una mente straordinariamente lucida. Non oso pensare che tipo di dolore possa provocarle muoversi ogni giorno. Mi chiedo cosa si possa provare ad avvertire, con lucida chiarezza, di essere considerato uno scarto inutile di un sistema che corre, non ha tempo e non ha soldi.
Mi chiedo a che serve vivere 100 anni, se questo deve essere il risultato.

1 commento:

Gerry ha detto...

Leggendo il tuo breve racconto, mi e' sembrato di vedere Luigia con il volto della mia nonnina, grazie per questa bella emozione, Gerry