mercoledì 4 aprile 2012

Se potessi avere...

Nel mio portafoglio ci sono mille lire.
Sopra c'è una data con una scritta: un appuntamento inaspettato.
Una banconota fuori corso regalata così, una sera, d'istinto. Una sera nata così, d'istinto. Pioveva, Milano era lucida e ghiacciata, scintillante di luci di auto e lampioni.
Ritardi, quelli fisiologici per una città che corre tutto il giorno e che la sera si rilassa, si allenta come una cravatta, si sbottona forse un po', si scioglie i capelli. Ritardi che tutti i milanesi conoscono, orari che diventano indicativi, che si autosospendono con indulgenza. E aperitivi che, come in nessun altro posto, diventano cene, neanche senza accorgersene troppo.
Posti davanti ai quali si fermano file di taxi, ordinate, bianchi, da cui scendono stranieri curiosi. E persone diverse, consapevoli di esistere, ma senza alcun contatto tangibile fino a quel momento.
Milano è così. Prima o poi mette uno di fronte all'altro, senza andar troppo per il sottile. Sarà per questo che i milanesi son così guardinghi, spesso quasi ostili. Si difendono dalla città, prima che da loro stessi. D'istinto.
Ecco perchè gli incontri inaspettati, quando avvengono, lasciano la scia, anche se brevemente, come il segno delle gomme delle auto sull'asfalto bagnato. La perfezione sarebbe quella di lasciare che questo segno svanisca da sè, l'istinto (sempre lui), è quello di farlo durare più a lungo possibile, salvo poi accorgersi per primo che, forse, non andava neanche considerato. L'uno di fronte all'altro, ma non per questo degni di considerazione reciproca.
Non so. Sono dell'idea che ogni incontro sia meritevole di attenzione, anche se spesso sopraggiunge la delusione. Anche se da equilibrista ti ritrovi d'un balzo coi piedi per terra, quando sei fortunata e atterri bene. Quando capisci che, semplicemente, certi mondi si sfiorano e poi continuano a girare nelle loro personalissime orbite.
Può essere. Mi restano queste mille lire, mi restano momenti pieni di emozione.

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