giovedì 29 marzo 2012

Tu come stai?

Ieri sera ho visto LA Fra.
Ci siamo incontrate a metà strada, abbiamo constatato che il pub prescelto per l'aperitivo non faceva per noi (o meglio, non lo faceva proprio, l'aperitivo), e ci siamo ritrovate in un altro posto con uno spritz davanti e una marea di tempo da recuperare.
Lei, che ho conosciuto alla Rai, quando facevamo le nostre comparsate settimanali. Quando in corso Sempione ci accoglievano alla reception segnandoci con un tratto di evidenziatore da una lista, quando si percorrevano quei corridoi alti (e non troppo belli da vedere), al piano di sopra per un salto al bar più economico che abbia mai trovato, al piano di sotto oltre la mensa e in direzione dello Studio 3, ma non prima di essere passate da altre stanze dall'aspetto antiquato per la simpatica firma al contrattino. Per poi riprendere la strada di casa insieme, con la sua o con la mia auto, spesso, a fare rotonde e a parlare e parlare e a guardarci la città scorrere sui finestrini. Venerdì così, uno dietro l'altro, di almeno...5 anni fa. Un'enormità di tempo.
Ieri quindi, è stato divertente fare un rapido riassunto delle puntate precedenti. Un avanti-veloce con parecchi flash-foward. Per capire come siamo arrivate fino a qui, in questo bar vicino alla stazione.
La risposta è bene, ovviamente. Facevamo un milione di cose, insieme. Io incastravo quella prestigiosa quanto inutile presenza televisiva (serviva alla nonna per guardarmi il sabato mattina,dalla Calabria, o a far dire a mia madre che i capelli mi stavano bene) con i turni in agenzia, forse già lo stadio e chissà cos'altro, e lei faceva altrettando con le serate di servizio al pub e le riprese video per qualche casa di produzione. Poi le cose hanno iniziato a mutare di pelle, come un camaleonte, portando me e lei verso assestamenti diversi. Lei ha lasciato il pub, dove in questo lungo lasso di tempo ogni tanto andavo a trovare e ha trovato un luogo più stabile in cui dispiegare la sua arte, aggiungendovi i matrimoni. Le riprese ai matrimoni! Si potrebbe scrivere un libro, le ho detto ("si potrebbe scrivere un libro" sta diventando una specie di intercalare, ultimamente. Lo dico per ogni cosa). Mi ha raccontato della casa, dell'amore, dei progetti futuri, dei soldi che non bastano mai. Mi ha raccontato di un lavoro che sa fare benissimo, di tempi morti e poi ubito strettissimi, ma anche di un mestiere che non sa quanto durerà. Mi ha raccontato questo, e io ridevo, perchè era come sentire la mia voce, la voce dei miei pensieri. Che sono continuati, dopo lo spritz, in una bellissima passeggiata serale, con questo clima tiepido e in un centro storico del tutto deserto, complice il Milan in tv. E' continuato finchè non ci siamo separate, con la promessa di rivederci presto, una bottiglia di vino portata a casa l'una dell'altra, un piatto di pasta.
Ci sono legami che si allentano per svariati motivi, tanti e diversi ma che non includono l'indifferenza o la mancanza di affetto. E te ne accorgi non appena, per una serie di fortunate coincidenze, tornano a stringersi.
Mi ha colpito una frase che mi ha detto lì, nel parcheggio, tra le nostre due macchine: volevo sapere solo se stavi bene. Semplicemente stupendo.

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