martedì 18 ottobre 2011

Domenica sarda

Ieri sera sono andata al compleanno del mio cuginetto Matteo. C'erano tutti, come sempre. Sono arrivata un po' più tardi degli altri, come sempre, giusto in tempo per le mie due fette di torta, il prosecco generosamente versato dallo zio (e poi riversato), i bacioni di Gaia, il gol vittoria della Lazio, i regali del festeggiato.

Tutto come sempre, insomma. Se non fosse che arrivavo da Cagliari. E fin qui niente di eccezionale, se non fosse che ci sono andata in giornata. Non so, continuo a stupirmi. Un giorno in Sardegna e una serata come tante, come quelle che passo in famiglia. E'...bellissimo. Una delle miriadi di cose che mi riempie di stupore. Poter, per esempio, seguire per questa trasferta fuori dal...Continente questa squadra di football americano. Questi Under 18 che, in due volte, hanno imparato a conoscermi, così come ho imparato a conoscere loro. Che giocano duro, ma non per far male, ma per placcare e interrompere il gioco altrui e, ancor di più, eseguire alla lettera gli schemi dei coach, difendere senza punto ferire, e offendere per arrivare al touch down e al tiro tra i pali.

Questi ragazzi sono tutti diversi. Bassi e alti, magri e giganti, italiani, un moldavo, un gruppo di sudamericani. Ieri si sono svegliati alle 3 e mezza, alle 4, per questa trasferta. Hanno preparato il riso, che poi hanno mangiato in aeroporto alle 9, qualcuno si è svegliato in ritardo, per qualcun altro è stato il primo volo. Un Ryanair da Orio al Serio delle 7, su cui anche la hostess inglese è stata travolta dalla loro chiassosa simpatia. Poi l'arrivo al campo, che abbiamo scoperto essere di terra battuta. Risultato: 3 punti ad un ginocchio, un altro gonfio come una mela, un gomito decisamente sbucciato e scocciato, perchè in partita niente deve sanguinare.

Una gara vinta con decisione, 48 a 6. Senza cali di attenzione, nonostante la levataccia; con la giusta concentrazione, con il giusto impegno. E alla fine è stata solo festa di una vera squadra. Loro impolverati e sudati, e noi, che di Cagliari abbiamo visto giusto il campo e il sole, i dolci della squadra ospitante e poi di nuovo l'aeroporto. Ragazzi stanchi, ma decisamente felici, accolti dai genitori all'arrivo a Linate, già pronti stasera per un nuovo allenamento. E io sulla via di casa, ops, di Matteo. Già a raccontare di una domenica incredibile, a 700 chilometri da lì, racchiusi tra alba e tramonto.

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