martedì 7 giugno 2011

Mal di cuore

L'ho incontrata questa mattina a Milano. Lei è arrivata e mi ha aspettato, poi abbiamo preso l'ombrello e abbiamo passeggiato tanto, a lungo, strette sotto la pioggia. Ci mancavamo, io e lei, ed è stato logico vederci in città.
E, forse, per la prima volta nella nostra vita, non siamo riuscite a vedere altro che la pioggia.

Noi due amiamo questa città, tantissimo. L'abbiamo amata da subito, fin dai nostri anni di università. Ci è sempre piaciuta in maniera viscerale, ci abbiamo macinato i chilometri dentro, sopra e sotto, in tanti modi diversi.

Ma oggi no. O forse ci siamo sentite così "a casa", una casa davvero adeguata per parlare di noi, che l'altra lei, la città, se n'è rimasta zitta sullo sfondo, dietro quel velo di pioggia.
Era troppo rumoroso quello che avevamo dentro. Lo abbiamo espresso con un milione di parole, lo conosciamo bene entrambe, lo condividiamo per farci forza a vicenda.

Eppure lo sappiamo benissimo. Siamo state sempre allegre, simpatiche, positive, spontanee. Fiduciose. Affamate di sapere, consapevoli di un valore da raggiungere, di competenze. Decisamente responsabili.
Tutta fatica sprecata. Tutto rimpianto, tutta ansia, tutta rabbia.
Siamo state derubate. Nessuno ci risarcirà. Ci siamo chieste chi ci renderà indietro questo tempo agitato. Ma forse non è neanche il caso di chiederselo, meglio ignorarlo, come si ignorano i "buoni consigli" di chi pensa di saperla più lunga di te.

Sarà questione di culo, forse. O di Karma, come mi ha poi detto Francesca. Lo stesso che ci spinge comunque avanti, a provare e riprovare, e a ritrovarci a passare ore tra un milione di parole, in questa città che adoriamo. Dove non può piovere per sempre.

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