venerdì 21 gennaio 2011

Allegria paterna

Non bisogna mai perdere il senso dell'umorismo.
A casa mia è il papà l'uomo delle freddure. Il principe dalla battuta. Quella stupida, immediata, che spesso fa ridere solo lui e che fa alzare alle altre 3 gli occhi al cielo. Le migliori esibizioni, però, quando il pubblico è più vasto. Ex fidanzati, amici, zii e cugini vari ormai lo sanno bene. Nessuno è sfuggito all'umorismo del Rocco.
Eppure sono fantastiche. Io ho sempre riso più di quelli assuefatti. Perchè lui è recidivo, e non molla mai. Non perde mai l'occasione di rilevare il lato comico di qualsiasi cosa (comico come lo intende lui). Perchè è un super bonaccione, e a volte, anche un po' pasticcione. Come me. E quindi non posso non amare il mio cabarettista casalingo.
Da poco ha subìto un piccolo intervento al braccio. Niente di grave, ha tolto solo una cisti. Adesso ha il polso fasciato e steccato. Lo ha chiamato sua sorella, la zia, per sapere come stava. Bene, ha detto; il polso è ancora attaccato al braccio. E giù a ridere. Ok, ammetto che scritta così è quasi triste (e lo è, effettivamente), ma al momento l'ho trovato esilarante. E anche la zia, dall'altra parte del telefono.
Poi ci sono i pasticci. Come quello di rimanere impantanati nel campo, con il furgone del lavoro, per aver portato della legna da aggiungere al falò di Sant'Antonio di lunedì. E chiamare la Manu che, pazientemente, lo ha agganciato nel modo giusto (e non come faceva lui) e lo ha trainato fuori.
Adorabile.

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