giovedì 26 agosto 2010

Scapricciatielli

I salentini sono rustici, come quelle sfoglie rotonde con pomodoro e mozzarella che mangiano per spuntini.
Maleducati, forse infastiditi dalle orde di turisti che prendono d'assalto le loro terre, chissà. Ma camminano dritti per la loro strada e se ti urtano, a piedi, neanche una scusa, e in macchina sei tu che devi cedere il passo. Se poi ci sono due donne in auto...lasciamo perdere. Salvo poi conoscerli meglio e cambiare idea.
Un po' wild, come del resto il paesaggio, che ha un potenziale turistico esplosivo, ma che viene lasciato un po' così. E quindi capita che i lidi, di sabbia e conchiglie, siano anche pieni di cenere dei falò della sera prima, o comunque sporchi, perchè mancano i cassonetti, o anche solo qualche doccia, qualche servizio in più. E le strade sono strette, e le code caraterizzano i periodi di affollamento, per strada, la sera, ai ristoranti.
Ma è un selvaggio che cattura e soprattutto, ovviamente, non è così sempre e dappertutto, e in vacanza qualche disagio è da mettere in conto. Cattura, e va bene anche perdersi nell'entroterra dalle vie lunghissime in mezzo agli ulivi e finire bloccati in paesini di pietra e balconi a ghirigori da una gara ciclistica.
Cattura anche linguisticamente, perchè scopri sfumature di dialetto decisamente efficaci. E così vai a fare colazione dal barista che si chiama Primaldo, mangi pezzi di cavaddu nel panino, o pittule fritte in mezzo alla strada, a una sagra. Balli la taranta, vera e propria danza di corteggiamento, dove di magnetico c'è soprattutto il contatto con gli occhi.
E poi, visto che la lingua rispecchia il suo popolo e non può essere che diretta, trovi un cartello che ti segnala la "Sagra della Fica d'India". Che dire. Per par condicio, un'indicazione stradale abbreviata a "Gioia del C." non può che strappare almeno un sorriso.

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