venerdì 23 luglio 2010

Meritocrazia affettiva

Ci sono persone che meritano davvero di essere felici. Di raggiungere quello stato di benessere che fa brillare gli occhi, di afferrarla, la benedetta felicità, anche solo per un istante (perchè io in realtà son una superfan di Schopenhauer, quindi...).
Ci sono persone sulla cui strada succede di tutto. Che vengono colpiti da lutti che cambiano, economie poco rosee, lavori precari, amori infranti, amicizie interrotte. Tutte quelle cose cui i genitori non pensano, quando mettono al mondo un figlio, ma che accadono. E spesso, tutte le reti di protezione del mondo non possono fare nulla per evitare che succedano.
C'è però un'altro tipo di rete che aiuta, in certi momenti di black out. E' quella degli affetti. Perchè, anche quando uno di questi fili si spezza, tragicamente, o per incomprensioni, o per decisioni esterne a noi, ce ne sono altri, molti altri che tengono. Alcuni più fini, altri che sembravano tali ma che sono insospettabilmente robusti, altri che rappresentano da sempre quelli principali. E più ce ne sono, meglio è. E dopo certe tragedie alcuni scompaiono misteriosamente, e con il tempo impari a non sentirne la mancanza. Altri, invece, si aggiungono, e non te lo aspettavi.
La nostra capacità di sopravvivenza sta proprio nel costruirli, questi legami, in tempi non sospetti, cioè quando tutto va bene. La forza di andare avanti sta in quello che dai, e in quello che ti torna. Per questo ci vorrebbe sempre tanta, tanta onestà verso gli altri. Pensare sempre, e prima di tutto, al loro bene, perchè se si ama davvero qualcuno prima di tutto deve esserci la sua felicità, e deve esserci la ferma convinzione che tutto quello che lui, o lei, ha condiviso con te, è stato sempre privo di nuvole. Sospendere il giudizio, perchè potrebbe capitare a te, domani. Immedesimarsi, senza commenti. Ma sapere anche quando è il caso di togliere il disturbo.

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