venerdì 8 febbraio 2019

Vediamo solo quello che vogliamo

Ho iniziato a sentirmi male giovedì scorso.
Di nuovo, dato che a inizio anno ho beccato l'influenza e la tosse non mi ha più abbandonato. Fa tanto vecchia zitella. Prima, solo zitella.

Giovedì è stata la cervicale, qualcosa che periodicamente mi fa girare la testa. Se non fosse che non riesco a guardare nemmeno lo schermo del pc, quando arriva, dovrei sentirmi anche contenta per questo stato che nessun altro essere di genere maschile non sa fare da molto. Il problema è che ho iniziato molto presto a starnutire, e questo no, non è sexy.
Venerdì, la mia collega Sharon deve aver ringraziato l'ampiezza della scrivania che mi ha tenuto a distanza di sicurezza da lei e ha contenuto una montagna di fazzolettini. Le stesse montagne che ho riprodotto a casa, dopo, e di notte.

Nel fine settimana c'è stata la trasferta a Trento, per lavoro. Che è andata bene grazie alla presenza di Federica, che mi ha distratto. Così, tra Vicks Medi Nait e lavoro, la sua compagnia mi ha dato la forza di andare e tornare, mangiando canederli in brodo a mezzogiorno. Buonissimi, per carità; un tantino vintage anche questi, però.

Così, senza olfatto e senza abbandonare i fazzolettini, ho passato il mio lunedì di riposo cercando di respirare nel modo migliore possibile, dormendo brevissimi sonni interrotti da desertificazioni continue della lingua. Il mio appuntamento di igiene dentale si è trasformato in una lotta all'ultimo respiro, in cui anche la paura di quella poltrona è passata in secondo piano.
Poi ho atteso il regalo di Natale di Fabiola come soluzione a questa condizione: una sauna, un bagno turco, una jacuzzi in una piccola spa avrebbero sicuramente fatto bene.
E così ho passato tre ore in una sorta di sdoppiamento della personalità, senza sentire nessun profumo, addentando a fatica due acini d'uva a causa dei denti. Ho cercato di resistere in sauna il più possibile, ma quando siamo passate al massaggio ho capito che qualcosa non si sbloccava. Ho aspettato il mio turno a pancia in giù, con il viso infilato nel buco del lettino, lottando per respirare. Grazie al cielo, la musica ha coperto le trentacinque deglutizioni al minuto e i tentativi di non far colare nulla dal naso.

Martedì sono tornata al lavoro, e Sharon ha di nuovo ringraziato l'azienda per la scelta degli arredi. Alcune colleghe, impietosite, mi hanno trascinato in pasticceria per un caffè e un dolcetto, ma la sensazione di essere un mucoso mostro della palude non se n'è andata. Anzi.
Mercoledì, la mia dottoressa mi ha prescritto un antistaminico e dei lavaggi nasali, che mi terrorizzano più del dentista. Continuo a non sentire odori, e in parte anche sapori: neanche il burro d'arachidi è riuscito a darmi un conforto. Figuriamoci il più brutto SanRemo degli ultimi cinque anni.
Ad un certo punto, mi si sono tappate pure le orecchie. Con un fischio continuo, chissà cosa succederà la prossima settimana...magari perderò un piede per strada.

Eppure, la vita continua. Devo chiudere il piano ferie di un intero anno. Ho cinque battesimi, una cresima, due venticinquesimi, tre viaggi, forse un matrimonio o forse due. Il mio compleanno e quello che desidero per me. A fine Gennaio, molto di questo 2019 ha già una forma definita.
E continua anche sui social, per i quali tutto è figo. Non mi interessa, dato che va di moda provare invidia insana anche per i sassi del vicino.
Per fortuna: è meglio che la modalità "mostro della palude" resti nascosta dai fazzolettini!

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