Quando arriva la fine dell'anno guardo le foto scattate, sempre tante. Troppe, per qualcuno. Invasive, invadenti. Qualche amico le odia perchè "rubano" pezzi di anima. A me sono sempre piaciute, d'altra parte, volevo fare la fotografa da bambina da Foto Kennedy a Magenta. Oggi c'è una verità in più: la memoria di ferro che ho sempre avuto, ad un certo punto, ha deciso di prendere ruggine. Lo so perchè inizio a scambiare volti e nomi e a fare figure da vecchia zia.
Guardo le foto e, mentre il mio primo pensiero è sempre uno: "anche quest'anno sono arrivata in fondo viva e intera e senza debiti", ecco questo muta e diventa considerazione, più che altro stupore. Continuo a vivere tante vite in una e non ho nemmeno finito. Nel mio destino, mi ha detto una persona, il mutamento è scritto a chiare lettere. Devo solo arrendermi e accoglierlo.
In questo 2024 a cambiare è stato prima di tutto il lavoro, e non è stato semplice, anche se alla conquista del nuovo impiego pensavo di avere tutte le carte in regola per fare subito bene, ecco: no. Non so che succederà il prossimo anno, so solo che ci ho messo davvero tutta me stessa, ad uscire da uno stato di sopore in cui era caduta professionalmente, metterci una casa in prestito, trovare una macchina, imparare nuovi metodi. E sentirmi dire, come sempre, di essere sempre un po' più a sinistra del punto.
L'automobile è il vero miracolo economico di quest'anno ed è tutto merito di un atto d'amore, anzi due. Il primo di un prestito temporaneo e azzeccatissimo, il secondo, invece, è la realizzazione di un sogno: avere una Golf. Del 2003, ma questo è un dettaglio. Ed è tutto merito di Valeria e Alberto. Ho una Golf e la amavo da allora, anzi, dalla versione precedente. E ora è mia. Ah, avrei anche un nuovo cellulare, ma lo schermo è andato in frantumi in meno di un mese. Perciò sì, c'è. Sopito fino a riparazione economicamente sostenibile...
Sono riuscita a viaggiare. Cinque mete: Calabria, Irlanda del Nord, Foligno, Venezia, Calabria/Palermo. Il Sentiero dei Giganti e Palermo erano tra i miei desiderata di sempre ed è stato bellissimo. Pochi giorni in totale, solo quattro di mare, affetti che si stringono e tornano profondi. Persone dal cuore gigante, che mi hanno sommerso di amore e mi hanno restituito per un giorno una dimensione giornalistica quasi abbandonata. E queste emozioni che spesso fatico a trattenere, che aiutano a ridimensionare i piccoli problemi e le due piccole ulcere che, voilà, sono comparse a ricordarmi - quasi se ne sentisse il bisogno - che sì, sono brava a fare l'equilibrista ma non abbastanza, perchè il tormento della sindrome dell'impostora non mi lascia mai. Ho anche perso un'amica. E non me ne capacito. Ne ho conosciuta un'altra, un altro pezzo di anima in più, quello che mi toglie la fotografia selvaggia, credo.
Stadi 3, concerti 1, cultura sì, con le prime volte all'Ambrosiana, a San Sepolcro, alla Villa Reale e al Cenacolo. Teatro 1, cinema 2: si può fare di meglio su tutti i fronti. Ho già pianificato due viaggi e una gita, e ancora quest'anno non è ancora finito. E vorrei vedere Atene.
C'è qualcosa di più profondo che è cambiato. A parte il metodico scardinamento della gabbia giudicante che mi accompagna fin dalla nascita, è rinato in me un sentimento che pensavo non potesse più riapparire. C'è qualcosa che, nella seconda parte di quest'anno, mi sta facendo credere di poter amare un'altra volta. Una sensazione tutta mia, egoisticamente mia, che ha sganciato di botto una serie di zavorre di piombo e le ha lasciate cadere pesantemente a terra. E' un germoglio che, una volta spuntato, ha di nuovo allargato i confini del mio cuore. Mentre prendevo a martellate la mia gabbia, ad un certo punto anche il pavimento ha iniziato a muoversi e quel cinismo che mi porto dietro da quasi dieci anni è sciovolato via. Avevo smesso di crederci, davvero. Avevo iniziato a pensare di avere tutto alle spalle.
Non so cosa succederà nel 2025. So solo di arrivarci alleggerita.
So di arrivarci meritandomi di nuovo dell'amore, meritandomi le cose belle che verranno.
Non mi sembra poco.
Niente ci appartene, "mi" scrive Daniel Lumera nella sua newsletter. Riceviamo tutto in prestito per un periodo limitato di tempo. Il corpo, il respiro, la casa in cui abitiamo, la mente attraverso cui ragioniamo. La nostra forza vitale, le emozioni che proviamo, le situazioni che viviamo, le relazioni. Di tutte queste cose siamo solo aministratori temporanei. La vita scorre tra le nostre mani aperte come acqua. E più cerchiamo di trattenerla, più fugge via.
E questo vorrei. Più delle parole che più di altri anni sono state difficili da scrivere, vorrei essere acqua. E luce impressa in mille fotografie.
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