Si chiamava Fausto e non lo conoscevo.
Non ancora, almeno.
Perchè aveva deciso di lavorare per con la mia azienda allo stadio di Udine.
Lui viveva nella provincia da poco, ci si era trasferito da quella di Parma. Forse per lavoro, chissà.
Aveva fatto domanda, compilato i moduli, era risultato idoneo e aveva iniziato il corso di venti ore in cui si insegna, prima di giungere a contatto con il pubblico, nozioni di giuridica, ordine pubblico, primo soccorso, così come vuole la legge.
Il corso si è svolto la settimana scorsa e lui vi si recava in macchina, come tutti.
Solo che, venerdì, dopo il corso è rimasto fuori, in giro, magari con qualche amico. Solo che, poi, la strada ha deciso che non sarebbe più rientrato.
Non lo conoscevo, ma ieri avevo il suo nome stampato sulla lista per le firme. E lo avrei conosciuto, eccome. Perchè questo lavoro mi porta a contatto con centinaia di persone che si stupiscono se li saluti per nome, se rivolgi anche solo un sorriso.
Ci sono mestieri che saranno sempre giudicati meno qualificanti di altri. Categorie che vengono considerate in blocco, come un'astratta forza lavoro, senza distinzione di volti e di storie.
Solo che io non ci ho mai creduto. E mi sono sempre vergognata per chi ha mostrato superiorità nei confronti di un cameriere, solo per fare un esempio. Mi sono sempre vergognata della maleducazione altrui e della convinzione di essere migliori. Migliori degli altri non si è mai, migliori si deve essere solo nei confronti di se stessi, semmai. Come obiettivo personale, come atto d'amore verso chi ci vive accanto. Mi sono sempre vergognata anche di fronte ad altre gestioni simili a questo lavoro, in ambienti simili. Si chiamano "risorse" non perchè puoi permetterti di trattarli come il tappetino di casa.
Non è il mestiere che qualifica il percorso di una persona; non più. La ruota gira. Gira davvero. E gira di continuo, finchè il destino decide di arrestarla del tutto.
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