martedì 9 settembre 2025

Ri-definirsi. Alla ricerca di una bellezza intriseca.

C'è una bella differenza tra il sapere cosa fare per stare meglio e farlo davvero. 
Magari sono mesi, anni, che ti ripeti costantemente che le cose devono cambiare. Lo fai appena sveglia al mattino, cercando di inquadrarti nella cornice di uno specchio che riflette qualcosa che non ti piace. Oppure con la radio in sottofondo e il caffè sotto il naso, o guidando con la mano sulla leva del freno a mano, o svegliandoti di notte. 
No, ti dici, così non va: è ora di cambiare. Solo che quel cambiamento non arriva...finchè...
Finchè un giorno, improvvisamente, si rompe qualcosa. 

Quello che hai pensato, hai espresso in qualche confidenza, ma soprattutto ha lavorato inconsciamente rompe la superficie ed emerge. Più di tutto, si libera dalle opinioni degli altri, di quello che ti hanno consigliato o raccomandato. 
Settembre è questo: una rottura. Non di balle e nemmeno dolorosa. 
E' come prendere atto, improvvisamente, di un cambiamento che ha causato molto dolore prima, in passato, e anche a lungo. E' come capire, improvvisamente, perchè quel dolore è arrivato, a cosa servisse davvero (non tutto, eh: certi colloqui agghiaccianti, ad esempio, restano ancora senza senso). 

Ci sono stati momenti in cui la distruzione delle certezze ha lasciato delle grandi macerie. E che, in mezzo alla rovina del castello, mi sentissi io in aria, senza sapere come fare e davvero per molto, molto tempo, avviluppandomi in vittimismo e autocommiserazione, in una non-reazione.
Oggi, invece, è tutto pulito, sgombro, libero. Uno spazio nuovo, recuperato nelle autentiche fondamenta, in cui ricomincio a vedere me. 

C'è solo un aspetto che sento di dover ricalibrare: riguarda la bellezza. No, non quella che ci si aspetta, ma più profondamente quella che mi caratterizza. Facendo spazio, liberando tutto, mi sono resa conto di non aver più il paramentro del giudizio esterno. E se in passato, ad esempio, avevo lasciato che un narcisista minasse subdolamente tutto il mio territorio, oggi è il contrario: la ricerca riparte da quella che sono davvero, bonificata. 

Stranamente, e nel modo più contraddittorio possibile, in questo caso la superficie si è rotta perchè è arrivata da una dichiarazione inaspettata: l'esternazione della (mia) bellezza superlativa da parte di chi non l'aveva mai espressa davvero. Cadendo da quel pero ben radicato, la reazione è stata quella di aprire un mini sondaggio, per poi chiuderlo subito. No. Non è la statistica la materia che mi interessa, io che dai numeri ho preso sempre e solo schiaffi. E no. Nessuna doxa: di fatto è proprio l'opinione altrui che non mi serve. Più. 

La donna che vedo allo specchio, in qualsiasi condizione, mi piace. Trovo che mi somigli abbastanza. Ma quell'abbastanza non basta più: è ora di mirare alla totalità. "Enough" mi è servito per arrivare fin qui, alla sommità di questa collina. Me lo sono pure tatuato, in un momento in cui anche pensare di essere abbastanza sembrava inarrivabile. Anche quando il mio nome, Sabrina, sembrava quello di un'altra persona, persa per strada. 

Non resta che trasformare questa ri-definizione in movimento.
Senza più fermate, si va dritti a Casa.

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